Dott. Diego Ghinelli

Medico Chirurgo

Specialista in Ortopedia e Traumatologia

www.ortopedicoghinelli.it

  • Relatore a molteplici congressi autore di pubblicazioni
  • Coperture di ruolo
    • aiuto ortopedico presso l’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino per 27 anni.
    • Ricopre il ruolo di Responsabile di Equipe in diversi Ospedali Privati Convenzionati: Villa Maria (Rimini), Novello Malatesta (Cesena), Casa di Cura Piacenza (Piacenza), Villa Igea (Ancona), Stella Maris (San Benedetto), Casa di Cura Liotti (Perugia).
  • Affiliazione alle società:
    • SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia).
    • SIA (Società Italiana di Artroscopia).
    • SIGASCOT (Società Italiana di chirurgia del Ginocchio, Artroscopia, Sport, Cartilagine e Tecnologie Ortopediche)
    • Ordine Nazionale dei medici di Forlì Cesena
    • Ordine dei medici della Repubblica di San Marino

Esperienza come primo operatore nella chirurgia complessa

  • nell’ambito traumatologico per il trattamento delle fratture osteoarticolari dell’arto superiore inferiore nell’adulto e nel bambino; Nell’utilizzo della chirurgia artroscopica applicata alle fratture articolari della spalla, ginocchio, polso, caviglia.
    Microchirurgia dei vasi e dei nervi periferici.
  • nell’ambito artroscopico:
    • Artroscopie operative di ginocchio, meniscectomie, trapianti meniscali, ricostruzioni legamentose: LCA, LCP, legamenti collaterali, trattamento combinato di lesioni legamentose complesse. Lesioni cartilaginee trattamenti con varie tecniche. Osteotomie di ginocchio, femorali e tibiali, Instabilità rotulea e patologia da conflitto femororotuleo
    • Artroscopie di caviglia e ricostruzioni dei legamenti, trattamento di lesioni cartilaginee
    • Artroscopie operative di spalla per la ricostruzione della cuffia e trattamento dell’instabilt Trattamento aperto dellinstabilit di spalla con tecnica di Latarjet
    • Artroscopie di polso e mano per il trattamento di cisti. esiti di fratture, asportazioni di corpi mobili e lesioni legamentose rizoartrosi
  • nell’ambito protesico
    • ginocchio totali monocompartimentali e femororotulee con anche revisioni
    • Protesi d’anca
    • Protesi di spalla
  • Chirurgia di bassa complessità
    • Chirurgia della mano tendinea e nervosa (tunnel carpale, dito a scatto, De Quervain ecc…), epicondilite ed epitrocleite
    • Chirurgia del piede (alluce valgo e metatarsalgia trattati con tecnica percutanea), osteotomie di calcagno e artrodesi della sottoastragalica
  • Dal 2000 mi interesso di riparazione/ricostruzione della cartilagine con varie metodiche: mosaicoplastica con innesti autologhi o allograft e scaffold; rigenerazione con membrane ingegnerizzate con condrociti autologhi. Da circa 6 anni mi occupo di medicina rigenerativa cellulare della cartilagine come trattamento dell’osteoartrosi, mediante l’utilizzo di cellule mesenchimali del tessuto adiposo e midollare.
Cellule mesenchimali nuova frontiera nel trattamento dell’osteoartrosi

Dott. Diego Ghinelli Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e Traumatologia

L’artrosi è una delle malattie muscoloscheletriche più comuni, caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine come conseguenza di una reazione infiammatoria cellulare con disgregazione della matrice extracellulare osteocondrale.

Il trattamento che ne consegue spesso è la chirurgia protesica.

Varie terapie cellulari sono state recentemente sviluppate tramite la somministrazione di cellule staminali (MSC) che hanno capacità rigenerativa, differenziativa e di ringiovanimento.

Le Cellule Mesenchimali per fare ciò devono prima differenziarsi nell’ambiente in cui vengono a trovarsi

Queste funzioni sono influenzate dalla matrice extracellulare dell’ambiente in cui vengono a trovarsi devono avere per così dire il “priming codrogenico” che influenza geneticamente le mesenchimali verso una differenziazione in condrociti (cellule produttrici della cartilagine).

I serbatoi di cellule mesenchimali sono diversi ma per praticità in ambito soprattutto ortopedico vengono utilizzate due sorgenti: midollo osseo e tessuto adiposo.

L’estrazione cellulare è molto semplice:

  • prelievo di cellule midollari: con un ago robusto, perfora l’osso dov’è meno spesso perché spugnoso quindi l’ala iliaca o la parte prossimale della tibia tre dita sotto l’articolazione del ginocchio. Con una siringa aspiriamo il sangue midollare che viene poi centrifugato per separare la parte liquida dalla parte cellulare che contiene anche le mesenchimali
  • prelievo delle mesenchimali dal grasso: mediante liposuzione dall’addome o dai glutei si preleva il tessuto adiposo poi spinto attraverso filtri di dimensione sempre più piccoli che ne permettono di frazionarlo. Si lascia decantare per separare la parte oleosa che viene eliminata conservando quindi la parte cellulare ricca di mesenchimali che possiamo iniettare.

Come si usano le cellule mesenchimali?

Normalmente eseguiamo in artroscopia una toilette della lesione cartilaginea ravviviamo l’osso subcondrale, trattiamo le lesioni meniscali ed al termine eseguiamo l’infiltrazione articolare di cellule.

Per lesioni cartilaginee profonde e circoscritte possiamo migliorare l’azione delle cellule creando un tessuto ingegnerizzato quindi una membrana di collagene o acido ialiuronico su cui eseguiamo una semina di cellule, questo tessuto per via artroscopica lo applichiamo direttamente a colmare il difetto cartilagineo fissandolo con una colla particolare di fibrina.

Oltra alternativa può essere un prelievo di cellule e l’iniezione articolare senza eseguire il trattamento artroscopico.

Come agiscono le cellule mesenchimali?

Il meccanismo d’azione delle cellule mesenchimali è alquanto, complesso e l’attenzione si sta concentrando su quanto succede molecolarmente nello spazio extracellulare.

Organi e apparati sono strettamente interconnessi da piccole particelle rilasciate dalle cellule: “Le microvescicole” che contengono una grande varietà di molecole, incluse le proteine, i lipidi e gli acidi nucleici (RNA e DNA) e vengono trasportate dal sangue per agire anche a distanza su cellule bersaglio.

Le vescicole extracellualri sono un termine collettivo, hanno dimensioni comprese fra 500 micron e 30 nanometri e vengono prodotte in varie occasioni:

  • dalla membrana cellulare 
  • dalla morte cellulare che libera materiali poi riciclati dalle stesse cellule per la loro sopravvivenza
  • dall’autofagia (Nobel per la Medicina 2016 dedicato all’autofagia  Yoshinori Ohsumi) attraverso ila quale le cellule si rinnovano ed eliminano le componenti non più funzionanti, mangiano cioè pezzi di se stesse. Durante questo processo, si creano vescicole chiamate autofagosomi che raccolgono e digeriscono le componenti cellulari indesiderate. Questo meccanismo permette la pulizia della cellula e il sostentamento in situazioni difficili.

Il Digiuno è purificante in quanto costringe la cellula ad attivare tale meccanismo per procurarsi elementi da componenti inutili e addirittura dannosi.

Gli esosomi sono le vesicole extracelliulari più piccole prodotte dalla plasmamembrana cellulare a cui è stato riconosciuto un ruolo importante o meglio fondamentale nel processo di omeostasi cartilaginea inibendo le citochine infiammatorie favorendo tutti i processi rigenerativi e ricostruttivi della cartilagine tanto che potrebbero essere utilizzati come agenti terapeutici alternativi per il trattamento dell’OA.

 Gli  esosomi possono essere manipolati per trasportare carichi esogeni come geni o proteine ​​d’interesse terapeutico, conferire attributi multifunzionali e migliorare ulteriormente il potenziale rigenerativo nei tessutI.

In conclusione: le terapie cellulari sono considerate la migliore strategia terapeutica per il trattamento a lungo termine delle malattie della cartilagine articolare.  il meccanismo della terapia con le cellule staminali si basa sulla secrezione paracrina di vescicole extracellulari. Le vescicole extracellulari e in particolare gli esosomi, rappresentano nuovi approcci terapeutici per il trattamento delle lesioni cartilaginee e dell’OA.

Prossima frontiera? Gli esosomi possono essere un potenziale agente terapeutico, per il trattamento delle patologie degenerative legate all’età, anche in assenza di cellule.

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Trapianto meniscale, sutura, meniscectomia

Trattamento delle lesioni meniscali

Dott. Diego Ghinelli Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e Traumatologia

La meniscectomia parziale è il trattamento comune delle lesioni meniscali; è noto che le alterazioni meccaniche successive alla meniscectomia danno inizio ad un’artrosi indotta meccanicamente. (1)

La misurazione della pressione di contatto sulla cartilagine articolare nelle ginocchia non si modifica con menischi riparati chirurgicamente e parzialmente resecati (limitatamente alla regione avascolare).

La meniscectomia parziale può essere un trattamento alternativo praticabile per le lesioni in sede avascolare senza che si determinino alterazioni meccaniche significative.(2)

Il miglioramento delle tecniche di riparazione artroscopica del menisco: inside-out, outside-in, all-inside, hanno portato a trattare lesioni meniscali una volta ritenute irreparabili, come le rotture alla radice e le rotture orizzontali con risultati molto promettenti. (3)

Tecniche ancor più recenti hanno consentito di affrontare il dolore al ginocchio post meniscectomia con la sostituzione del tessuto perduto mediante scaffold (menisco artificiale) o alloinnesto (menisco di banca dei tessuti) permettendo di ripristinare la funzione e ridurre i processi degenerativi.

Il menisco ha un effetto condroprotettivo e i trapianti meniscali hanno evidenziato in risonanza magnetica e radiograficamente un’interruzione del processo degenerativo mentre i second look artroscopici ne hanno mostrato una buona integrazione. (3)

Uno studio di meta-analisi differenziale tra i due scaffold (Menischi artificiali) CMI (collagene) e Actifit (polioretano) hanno dimostrato un tasso di fallimento del 7% nel CMI e del 9% e nel gruppo Actifit (4), una completa integrazione dopo 8 anni (4)

1)Clin Biomech (Bristol, Avon)  2020 May;75:105005.
doi: 10.1016/j.clinbiomech.2020.105005. Epub 2020 Apr 21.Mechanical alterations in the avascular region of the meniscus following partial meniscectomy: A cadaveric porcine longitudinal meniscal tear model
Wonhee Lee 1Jaewook Lee 2Minpyo Hong 1Kyungmin Kim 1Taegon Jung 3Kwansu Kang 3Kwangmin Park 3Yongnam Song 4
Sports Med Arthrosc Rev

2) 2018 Dec;26(4):160-164. doi: 10.1097/JSA.0000000000000224.
Meniscus Repair and Replacement
Peter R Kurzweil 1W Dilworth Cannon 2Kenneth E DeHaven 3
Affiliations expand PMID: 3039505  DOI: 10.1097/JSA.0000000000000224
Injury. 2013  Jan;44 Suppl 1:S21-7. doi: 10.1016/S0020-1383(13)70006-8

3) Indications and limits of meniscal allografts  R Verdonk 1P VolpiP VerdonkH Van der BrachtM Van LaerK F AlmqvistS Vander EeckenE ProsperoA Quaglia Affiliations expandPMID: 23351865 DOI: 10.1016/S0020-1383(13)70006-8Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc  2022 Jan;30(1):328-348. doi: 10.1007/s00167-021-06548-1. Epub 2021 Apr 16.

4) No differences in clinical outcome between CMI and Actifit meniscal scaffolds: a systematic review and meta-analysis Davide Reale 1Davide Previtali 2Luca Andriolo 3Alberto Grassi 4Christian Candrian 2Stefano Zaffagnini 4Giuseppe Filardo 5 6 Affiliations expand PMID: 33864114 DOI: 10.1007/s00167-021-06548-1 Knee Surg Relat

5) 2022 Jun 13;34(1):27. doi: 10.1186/s43019-022-00155-1.
Failure rates and clinical outcomes of synthetic meniscal implants following partial meniscectomy: a systematic review
Suraj Kohli 1Jonas Schwenck 2Ian Barlow 1
PMID: 35692048
PMCID: PMC9190156